Mi sono compromesso scrivendo liriche in onore al sommo tiranno Frankifol.
Ho ulteriormente aggravato la mia situazione dando il mio "apporto" al Museo del Panarca.
Questa sera, in cui sono d'animo paricolarmente autodistruttivo, posto questo mio lavoro giovanile. Una canzone, la cui unica scusante è che allora ero ingenuo ed oggi sono autodistruttivo( ma anche il contrario ).
NERA LA CITTA'
LA-...........................................DO........................SOL..............FA.............LA-
Giochi di fumo contorcon le forme deformi così come il tempo le frantumerà.
LA-...........................................DO..........................SOL............FA..............LA-
Senti l'odore di asfalto bagnato, consunto e malato che chiede un po' di pietà.
DO..........................................RE-
Urla la carne annerita da un barbecout.
DO..............................................RE-
Il mio gabbiano si è rotto e non vola più.
SOL............................................FA........................LA-
Statue di ghisa infrangono il suono e poi...nera la città.
Bimbi che giocan nel campo del vecchio padrone così che nessuno li disturberà.
Vecchie ingrugnate che intrecciano lana, guardan la fontana, ricorda loro l'età.
Grigi bagliori di auto appostate a metà,
formano un caleidoscopio di pura realtà.
Giorni passati a inseguire le bambole e poi...nera la città.
Voci impaurite dal buio diffuso, nel il puzzo di chiuso invocano la libertà.
Cani randagi passeggiano piano, mai più la mano di un uomo li consolerà.
Nella penombra che oscura i pensieri ora c'è
quella fiammella che un tempo tenevi per te.
Guardie appostate al cancello si guardano e poi...nera la città...
...nera la città.
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Sua maestà imperiale la principessa Cè Nedra, regina suprema dell'occidente e gioiello più prezioso della casata dei Borune, quella mattina era davvero di pessimo umore.