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23/08/2005 19:43
 
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Finalmente faccio parte anche io della schiera dei lettori della Rocca.
Nel complesso il romanzo non è che mi abbia proprio colpito positivamente.
I pregi che ho riscontrato sono riconducibili alla caratterizzazione dei personaggi e della Rocca, e all'atmosfera generale che si respira. Quest'ultima è piacevolmente dark, specie nella parte iniziale, prima che il mistero della Rocca venga meglio definito.
I personaggi sono di spessore, anche se in certi momenti tendono pericolosamente verso stereotipi D&D (nel primo capitolo addirittura un "guerriero" dice che la sua condizione implica una maggior fatica rispetto a quella insita nell'essere un nano o un elfo).
La Rocca poi è il vero protagonista. L' aura di terrore e mistero che la pervade è dipinto magistralmente. Peccato pero' che nel procedere della storia diventi via via sempre piu' simile ad un dungeon tradizionale, con sfumature che mi hanno fatto pensare alle mappe di Doom III, con creature tirate fuori da Painkiller.
Relativamente alle cose che mi hanno lasciato perplesso, in cima ci metto lo stile. Di base l'ho trovato molto pomposo, con picchi di vera e propria pretenziosità. Va ben un lessico ricercato, ma usare in poche pagine sempre il termine abbacinato al posto di accecato, o abbagliato mi ha fatto pensare ad una forzatura. L'autore avrà avuto i suoi motivi, ma a me la cosa non e' piaciuta. Lo stesso dicasi del tono di alcune frasi (lunghe e piene di virgole, tipo proposizioni coordinate) che mi hanno fatto pensare ad alcuni dialoghi di Sin City (per chi lo ha visto penso all'episodio delle prostitute e a quel monologo basato su cose del tipo "contemplare la poderositá immorale di quelle valchirie sanguinarie"). A tutto questo aggiungo poi un'onomastica quanto meno improbabile, letteralmente intasata da apostrofi ed accenti, e la presenza di termini tipo spettrovisione. D'altro canto mi sono ricreduto sulla presenza delle parolacce. Ci stanno bene, concorrono a dare un tono di realismo. Pero' perché allora non farli andare di corpo sti personaggi? Perché quel barbaro ogni tanto non si gratta il culo?
Infine concordo con quei lettori che si sono lamentati per la mancanza di un movente forte.
Ultime due note. Bello l'inserire piú pdv nell'ambito di un medesimo paragrafo e molto paracula la tecnica con cui l'autore fa sì che i personaggi secondari facciano domande (di solito si tratta di ma perchè facciamo sta cosa? domanda che mi sono fatto pure io un sacco di volte), e la risposta che si sentono dare è "perchè qui comando io, se ti sta bene, bene, se no vattene....". Del tipo interbenti deus ex attuati dai personaggi.

In conclusione, credo che la mia avventura con andrea d'angelo finisca qui. Anzi, visto che le mie esperienze con Valzania e la Cerrino sono state peggiori, e quella con la troisi solo di poco migliore, mi sa che la mia avventura col fantasy italiano in toto finisce qui, sempre in attesa di trugenbergher, unico italiano al momento che nonostante grossi limiti sia riuscito ad interessarmi.
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