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16/12/2005 22:31
 
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Ho letto l'Amuleto di Samarcanda qualche giorno fa, una lettura tutta d'un fiato, accattivante, ironica e riflessiva allo stesso tempo.

Che ci siano degli spunti presi dalla Rowling è innegabile, ma lo sviluppo, le atmosfere sono totalmente diverse.
Il protagonista "umano", Nathaniel, è, come Harry, un orfano. Sono solo due le donne con cui ha un rapporto che si possa definere d'affetto e, entrambe, sono in una posizione tale da non potergli garantire un solido appoggio. Ma, se Harry trova, nella scoperta del suo essere mago, l'amicizia e gli affetti, Nathaniel si ritrova, fin dalla più tenere infanzia, confinato in un mondo chiuso e solitario, senza contatti con l'esterno nè con altra gente della sua età. Circondato dagli adulti, da maghi adulti, dall'ambizione e dell'arrivismo, il suo essere arrogante e la sua smania di vendetta non sono altro che naturali conseguenze. Nathaniel non è un ragazzo (bambino, sarebbe meglio dire) cresciuto troppo in fretta, semplicemente perchè non ha mia avuto una vera infanzia.
Il suo carattere risalta ancora di più se contrapposto a quello ironico e navigato di Bartemius, che dall'alto dei suoi 5000 anni d'esperienza, del suo aver visto e vissuto ascesa e declino di uomini, imperi e civiltà può ben rendersi conto di quanto "piccola" e ipocrita sia la mentalità dei maghi d'oggi e di ieri. Si rende conto il jinn di aver di fronte a sè un mago in crescita, non ancora "perso" nelle piccolezze e nelle meschinità del mondo adulto e il suo appello finale, "Ascolta: per essere un mago, hai del potenziale. E non intendo nel modo in cui credi che intenda. Tanto per cominciare, hai molta più iniziativa della maggior parte di loro, ma se non stai attento ti spremeranno via. E hai una coscienza, un'altra cosa rara e che va facilmente perduta. Proteggila. E' tutto." ,sottolinea come questo fragilissimo equilibrio di Nathaniel tra ambizione e cuore sia in bilico e sempre sul punto di spezzarsi.

Molto piacevole lo stile e la scelta di Stroud di procedere nella storia attraverso i due punti di vista, quello in prima persona di Bartemius e quello in terza di Nathaniel, in un alternarsi che non fa mai perdere il ritmo nè il piacere della lettura.

Ben resi anche gli altri personaggi, da Lovelance ai signori Underwood.
Piazzati ai punti giusti gli spunti per il secondo capitolo, la Resistenza e le strane capacità/abilità di alcuni ragazzi a resistere e a riconoscere la magia, non possono non invogliare un veloce salto alla libreria (o alla biblioteca ) più vicina per continuare la trilogia con l'Occhio del Golem
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