Ordunque...

Le donne, i cavallier, l'arme e gli amori era l'inizio di un'altra storia, quel che invece qui si pone è il piccolo racconto delle vicende accorse la notte addietro per le vie della caotica e fetida Milano. Notte fredda, ma senza pioggia, avvenne che con gran fatica giunsi in compagnia dell'onorevole Cavaliere del sacro ordine di Bombay e del suo prode compagno, il San Pietro del WoT, detentore delle celesti chiavi del forum che amate e conoscete. In breve lasso si giunse alla verde soglia del Pedra de Sol, oltre la quale, luminosa e calorosa come il mattino in maggio, aspettava paziente da solo mezz'ora la dolce Drusilla.
Baci, abbracci e profusioni svolsero i convenevoli, ma non mi prepararon allo spettacolo che ebbi poi d'innanzi...Non vi so dire se fu ninfa, sirena o Afrodite stessa che riconobbi in quella figura, fermo resta che miraggio fu, e non tradito dal seguito. La chioma corvina striata di bianco dimostrò d'aver pur voce melodica e soave, nonchè parlantina godibile solo nelle più alti corti di Testaccio e Murotorto.
Il simposio messicano fu a tutti gradito alquanto, fatto salvo forse Cului che del Caohs è Sommo Signore, il quale non del tutto gradì la smisurata dose di verdure nel Burrito Guerrero che gli si parava innanzi.
Las fajitas di chi vi scrive, la dolce Pol saprà più avanti mostrarvi quanto care furono...
Il desinar fu lieto, il vociar sfavillante, il bicchier del cavalier( mira la rima! ) sempre vuoto.
Giunti nel battito di un cuor giovine in prossimità della mediana ora, dovetti ahimè far pressione, perchè il rosso tuono che all'illustre concilio mi portò, allo scader del giorno si sarebbe ritirato fino al sole, lasciando il qui presente coi soli piedi a miglia da casa.
La dieta continuò in un fastoso loco caro al Cavalier( che così non grato sarà per esser chiamato )che dal plebeo al nobile detto è Ragoo.
Il conciliabolo fu vivace ed appassionante, ma mal incolse alla povera zietta quando cercò di asserir di preferire Ende al venerabile Giovanni Raul. Il cielo si spezzò, le nubi scesero nere come la pece, tuoni e fulmini intimavano l'ira di Stauron. La sua roboante voce tinse la mia cute di pallore, e come la mia le altre...Ma la rivale non fu da meno, dura come la pietra di Gondor, la millenaria Pòlgara tenne testa a quel demone vestito di grigio.
Il ciarlare andò poi sfumando, al pari con la musica, che in punto alla seconda ora del mattino cessò.
Saluti, abbracci e "non perdiamoci di vista" fecero da lieto confine alla serata, che volse al termine in attesa del giorno a seguire.
Qui il mio racconto finisce, e se avete avuto la fortezza di giunger fino all'ultimo rigo, umilmente vi ringrazio.

[Modificato da Rockoccodrillo 16/12/2005 11.31]