1) La domanda "ma la Bibbia è un fantasy?" è anche il titolo di un topic che ha fatto storia in questo forum, per quanto credo di essere uno dei pochissimi che ancora qui bazzica ad averlo vissuto
2) Come nasce l'italiano? non nasce certo nel '300, ai tempi di Dante. Quello era fiorentino. Sarà tre secoli dopo che nascerà la discussione su quali basi tenere per la costituzione dell'italiana lingua, e tra le varie tesi, vinse quella famosa "delle tre corone" (che purtroppo, nonostante il mio tono da maestrino non sono sicurissimo di poter associare a Bembo): Dante, Boccaccio, Petrarca. Si costituì l'italiano in base al modo di utilizzare la volgar lingua da parte di coloro che erano unanimamente riconosciuti come "i primi migliori". L'analogia con cui sono andati creandosi i canoni del fantasy è palese.
3) Cosa vuol dire "fantasy"? è una domanda tutt'altro che banale, da cui derivano conseguenze importanti. Il termine fantasy veniva utilizzato per definire la letteratura del fantastico, che era un po' differente da quella che noi oggi definiamo "fantasy", che appartiene invece a quello che potremmo definire "meraviglioso". Questo per tornare al punto 2: Fantasy è un etichetta che oggi noi mettiamo a romanzi e racconti che hanno un tot di caratteristiche similari a quella che viene riconosciuta come la pietra miliare del genere, e questa è ovviamente Il Signore degli anelli.
4) In relazione al punto 3, è bene ricordare che SdA, per Tolkien, è stata un'opera assolutamente accidentale. La sua grande opera, nel suo intento, era il Silmarillion, che però non gli han mai voluto pubblicare. Era però riuscito a pubblicare un libro senza pretese, una fiaba della buona notte che aveva inventato per suo figlio, la quale ebbe così tanto successo che l'editore lo convinse a scrivere Lo Hobbit 2(in barba a chi dice che i seguiti sono sempre peggio dell'1).
Sono sempre più saputello...
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Sua maestà imperiale la principessa Cè Nedra, regina suprema dell'occidente e gioiello più prezioso della casata dei Borune, quella mattina era davvero di pessimo umore.