Scritto da: DragoRinato 19/04/2005 22.21
Volevo tenervi sulle spine
Il giudizio non può che essere totalmente positivo.
I personaggi ben delineati, i dialoghi veri e stimolanti,
la storia viaggi su ritmi che sembrano lenti, in realtà con la
loro cadenza ti incalzano e accellerano sino al finale.
Il background medievale accuratissimo, le storie al contorno sui vari ordini monacali dell'epoca che si intrecciano col mistero che fra Guglielmo vuole svelare.
Le dotte citazioni, il controllo assoluto di Eco della nostra
lingua e le sue acrobazie rendono il tutto ancora più spettacolare.
Mi piace come la storia sia vista dall'Adso Giovane come dall'Adso Vecchio che narra, e i commenti pacati che si
intrecciano con l'ardore giovanili.
Riassumendo con un smilino:
Accordo su tutta la linea!
Mi pare che Eco usi il racconto come metafora, tendente alla sacralizzazione dello stato laico e moderno, contrapposto all'oscurantismo clericale della tenebrosa "età di mezzo".
In fin dei conti è un'apologia della modernità.
La descrizione della corruzione dei monaci, dipinti con una galleria di volti caricaturali e grotteschi, i vizi più inconfessabili che si danno convegno nell'abbazia, i pezzenti del villaggio che si scannano per accaparrarsi gli avanzi gettati via dal monastero, e tutto il tema dell'inquisizione e in particolare di Bernardo che usa torture, segrete e cortei notturni alla luce delle torce per il processo, contrapposti alla luminosa figura di Guglielmo e del suo tenero e incorrotto Adso portano il lettore a schierarsi forzatamente con l’eroe di turno. L'Inquisizione viene presentata nel romanzo come un tribunale ideologico, ma nasce come reazione agli eccessi reali e concreti di movimenti come i catari, portatori di un "totalitarismo della morte" apologista del suicidio e dell'omicidio degli oppositori, e -più tardi- come i dolciniani, impegnati a mettere a ferro e a fuoco i villaggi in nome di un'utopia comunistica.
Guglielmo da Baskerville è la figura abbastanza trasparente -quando parla di filosofia- di un altro Guglielmo francescano, inglese e nemico di Papa Giovanni XXII, Guglielmo di Occam, di cui nel romanzo si dice amico e discepolo. La filosofia di Guglielmo di Occam è il nominalismo relativista secondo cui si conoscono soltanto le realtà individuali -questo cavallo, quest'uomo-, mentre i presunti «universali» -l'uomo, il cavallo- sono semplici segni che servono a connotare -cioè a «notare insieme»- gruppi di realtà individuali, di cui esprimono -peraltro in modo incerto e impreciso- qualche generale rassomiglianza. Il metodo di Guglielmo da Baskerville è certamente quello di Sherlock Holmes; il suo nome fa riferimento al romanzo holmesiano Il mastino dei Baskerville e Adso assona con Watson. All'inizio del romanzo, in una scena tipicamente holmesiana, Guglielmo stupisce tutti descrivendo nei più piccoli particolari, da qualche tenue traccia, un cavallo che non ha mai visto.
E' grazie alla nuova logica di Occam che Guglielmo da Baskerville risolve gli enigmi dell'abbazia, mentre Bernardo Gui, che ragiona per universali, segue piste false; ed è con un motto nominalista che il romanzo si chiude: «Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus», «La rosa originaria -la presunta essenza della rosa- consiste in un nome, noi non abbiamo che nudi nomi».
La conseguenza della filosofia individualista è l'assenza di Verità assoluta, non individuale, e la concezione moderna di stato non giudicabile, proprio per l'assenza di verità assolute cui fare riferimento.
Sono in sintesi le tesi che si leggevano, certo in maniera più grezza e senza la perfezione letteraria di Eco, nei libelli filo-massonici delll'800.
Oggi Bernardo Gui viene riconosciuto come il massimo tra gli storici domenicani, e uno dei migliori in assoluto nel '300. Ma dal libro si deduce solo che era un arrogante difensore delle posizioni della Chiesa contro le giuste riforme chieste dai teologi imperiali (imperiali non a caso), primo fra tutti Ubertino da Casale.
Lo scopo del libro è quindi quello di creare una giustificazione dello stato moderno e della sua ideologia.
Le idee uno può condividerle o meno, ma la scrittura di Eco è talmente sublime che passano in secondo piano!
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Omnia sunt communia.