bravo Messer Lupo!
E per continuare con le grandi battaglie greche...
La battaglia delle Termopili...
Dopo la sconfitta a Maratona i persiani non persero le loro
mire espansionistiche, e le speranze di pace dei greci furono
presto infrante dalle dimostrazioni di ostilità di Serse figlio
di Dario re dei re di Persia. Questi organizzò un esercito enorme
formato da tutti i popoli a lui sottomessi, stimabile intorno ai
due milioni di uomini (secondo lo storico Erodoto), seguito, via
mare da una flotta di milleduecento navi; l’esercito più grande
che il mondo avesse visto fino a quel momento.
Gli alleati greci decisero che il punto migliore per opporsi
all’invasore “barbaro”, fosse il passo delle Termpoli, l’unica via
agevole per giungere alla Grecia vera e propria dalla Tessaglia.
Le forze alleate erano veramente esigue, Sparta fu la prima città
a mandare i suoi uomini al passo comandati Leonida formidabile
guerriero ultra sessantenne dalla mente sveglia e acuta, dietro
l’esempio di Sparta arrivarono i rinforzi dalle altre città greche
Tegea, Mantinea, Orcomeno, Corinto, Fliunte, Micene, Tebe, e dalle
altre città dell’Arcadia e della Beozia per un totale di 3900 opliti
seguiti dai rispettivi scudieri che fungevano da fanteria leggera.
Per prima cosa gli spartani e i loro alleati ricostruirono il vecchio
muro di difesa al passo, caduto in rovina, e attesero l’arrivo
dell’esercito persiano. Quando gli esploratori riferirono a Serse il
numero dei greci che presidiavano il passo, il re scoppiò a ridere e
piuttosto perplesso si chiese cosa stessero aspettando, non aveva
capito che i greci si preparavano alla morte per dare tempo alle
altre città di prepararsi.
Serse attese quattro giorni convinto che il solo numero sarebbe
bastato a far fuggire gli alleati. Allo stesso momento anche la
sua flotta non riusciva ad avanzare bloccata dalle veloci navi
ateniesi al cui comando si trovava il brillante Temistocle.
Al quinto giorno Serse spazientito ordinò l’attacco sicuro che
il numero stesso sarebbe bastato ad annientare i greci.
Quando alcuni disertori dell’esercito persiano (perlopiù greci
arruolati con la forza) avevano dichiarato che i Medi erano così
tanti da oscurare il sole con le loro frecce, gli spartani risposero
-bene almeno combatteremo all’ombra-.
E non si sbagliarono di molto, per tutto il giorno combatterono
ferocemente e nello stretto passo dove il numero non aveva significato,
fecero strage di persiani che con le loro armature leggere e le
lance corte non potevano nulla contro il pesante equipaggiamento
oplita. Il giorno successivo Serse schierò in campo le sue truppe
d’èlite i diecimila Immortali comandati da Idarne che non ebbero
maggior fortuna.
I greci combattevano a turno concedendosi un pò di riposo da quel
massacro, si accasciavano a terra sudati e sporchi di sangue per
poi rialzarsi e tornare a combattere.
Ma il terzo giorno a causa di un tradimento i persiani fecero passare
gli immortali di Idarne attraverso un sentiero che aggirava il passo.
Leonida venuto a conoscenza del tradimento fece tornare a casa gli
alleati per risparmiarli in prospettiva delle future battaglie.
Lui e i suoi spartani sarebbero rimasti per coprire la ritirata e
morire sul posto perché le leggi di Sparta non contemplavano la ritirata.
Rimasero anche 700 tespiesi che piuttosto di abbandonare Leonida
preferirono morire. Quando i persiani chiesero di consegnare le armi
Leonida gridò -venite a prenderle!-
Gli spartani combatterono con assoluto disprezzo della vita con le
aste delle lance ormai spezzate e con le spade, poi con i pugni e i
calci lasciando sul campo più di ventimila persiani compresi due
fratelli di Serse, alla fine si rifugiarono sul colle che sovrastava le
Termopili per proteggere il corpo del loro re caduto.
Serse ordinò che fossero finiti con gli archi per non perdere altri uomini.
Il sacrificio dei trecento spartani permise agli ateniesi di prepararsi
allo scontro navale di Salamina e agli altri greci di rimandare il
confronto con i persiani un anno dopo a Platea.
Ancora oggi sul posto si trova una lapide rivolta a tutti i greci:
"Va’ o passeggero,
narra a Sparta
che noi qui morimmo
in obbedienza alle sue leggi"
.
The amazing thing is that every atom in your body came from a star that exploded. And, the atoms in your left hand probably came from a different star than your right hand.
It really is the most poetic thing I know about physics: You are all stardust.
You couldn’t be here if stars hadn’t exploded, because the elements - the carbon, nitrogen, oxygen, iron, all the things that matter for evolution - weren’t created at the beginning of time. They were created in the nuclear furnaces of stars, and the only way they could get into your body is if those stars were kind enough to explode.
So, forget Jesus. The stars died so that you could be here today.
"A Universe From Nothing" by Lawrence Krauss, AAI 2009 (16:50-17:23)