Visto che vengo citato, riporto anche qui quello che scrissi su aNobii a proposito di
Il Dardo e la Rosa:
Recensione Il Dardo e la Rosa
Terre d'Ange, una terra fondata dagli angeli, e da essi benedetta. I suoi abitanti, tutti belli oltre ogni dire, retaggio di questa antica discendenza, vivono seguendo un unico precetto: Ama a tuo piacimento...
Phèdre avrebbe potuto essere una persona normale -per quanto possa esserlo una persona nata e cresciuta in un mondo che non solo apprezza il piacere, ma ne ha fatto una forma d'arte- se non fosse per quella macchia scarlatta che porta nell'occhio sinistro. Phèdre è segnata, la macchia infatti, il dardo di Kushiel, è il marchio distintivo degli anguisette, quelle rare persone in grado di provare piacere persino nel dolore.
Phèdre sembra destinata quindi a divenire una cortigiana d'alto bordo, riservata solamente ai più nobili e potenti. Almeno finché il misterioso Anafiel Delaunay non la riscatta, facendola diventare una sua pupilla. Delaunay ha altri progetti per la prima anguisette apparsa in Terre d'Ange da generazioni. Progetta infatti di farne, grazie alle sue particolari doti, una perfetta spia.
Inizia così per Phèdre un avventura che la porterà a svelare le trame segrete di una cospirazione dalla portata talmente vasta che potrebbe mettere in pericolo l'esistenza stessa della sua patria.
Uno degli elementi che certamente colpiscono di più nella lettura del libro è il sesso. Dire che con questo romanzo pure il sesso vine sdoganato ed entra prepotentemente nel fantasy non è un esagerazione. le numerose scene sparse per il libro, peraltro piuttosto esplicite, non sono degli espedienti per risollevare l'attenzione nel lettore a fronte di una trama sciatta, ma hanno un loro senso ai fini della trama, e nonostante l'esplicita non scadono mai nel volgare.
Un'altro dei punti di forza del libro è la forte caratterizzazione dei personaggi, e dei popoli con cui la protagonista ha a che fare nel corso delle sue vicissitudini. Tutti i personaggi si comportano secondo conformemente alla personalità che gli è stata data, non si corre il rischio di incappare in personaggi che all'improvviso compiono azioni che mai ci sarebbe aspettai da parte loro.
Ancora più cura è sta posta nella creazione dei popoli che calcano il suolo del suo mondo. vengono spese molte pagine per spiegare usi e culture dei popoli che si incontrano, resi splendidamente.
Ho trovato interessante l'idea di creare un mondo immaginario simile, ma al contempo dissimile, dal nostro, mescolando anche epoche storiche differenti. E così se Terrà d'Ange è ispirata alla Francia basso-medievale, dietro il nome di Skaldi si nascondono i popoli germanici che portarono alla caduta dell'impero romano, mentre l'odierna Inghilterra torna a prendere il suo antico nome di Alba, abitata dai Picti, chiaramente ispirati dai pitti, abitanti di quella regione che i romani chiamavano Caledonia, l'odierna Scozia; ed infine, dietro ai molti accenni sparsi nel libro sulle antiche glorie del impero tiberiano s'intuisce quello romano, d'impero.
XWP, 06/01/2010 12.18:
Mi piace molto la tua analisi, concordo su tutto, anche sullo stile narrativo della Carey..in effetti la sua prosa è lineare ma estremamente accattivamente, si legge tutta di un fiato!
Concordo, non ostante il numero di pagine dei singioli libri non siano pochi (se non ricordo male superano tutti le 600 pagine), scorrono lisce come l'olio... La Carey ha uno stile che ti cattura, su questo non si discute.
XWP, 06/01/2010 12.18:
A questo punto mi viene naturale fare il paragone con la Hobb, in quanto entrambe scrittici femminili, che hanno raggiunto il successo con una trilogia in cui la narrazione è portata avanti dal/lla protagonista in prima persona: se possono essere pari con lo stile di scrittura, ebbene, sotto tutti gli altri punti di vista la Carey vince alla grande!
Si, il paragone ci può stare, anche se a me è piaciuto di più lo stile della Carey, che è il suo vero punto di forza, assieme alle ambientazioni, che sono superiori a quelle di Robin.
Mentre il "punto debole" l'ho trovato più nelle relazioni interpersonali. Per quanto mi rigaurda il rapporto tra Fitz e Occhi di Notte è qualcosa di unico. E la smetto qui, altrimenti divago troppo.
Purtroppo soffrono entrambe, a mio avviso, della "sindrome da finale", infatti entrambi i libri conclusivi delle rispettive prime trilogie non mi sono piaciuti quanto gli altri. Per una strana coincidenza il libro migliore, per entrambe le autrici, è stato il secondo.
Tornando alle Carey, devo dire ch edifficilmente ho visto una cura maggiore nel creare un background per la sua saga: non solo è stata capace di creare delle belle ambientazioni, ma pure (quasi) tutti i popoli, e le rispettive culture, che Phédre incontra sono magistralmente caratterizzati.
Sopratutto da questo punto di vista la ritengo superiore persino a RJ...
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Progressi con la
Ruota del Tempo: 11/14:
Il Pugnale dei Sogni
La Ruota del tempo gira e le Epoche si susseguono, lasciando ricordi che diventano leggenda.
La leggenda sbiadisce nel mito, ma anche il mito è ormai dimenticato,
quando ritorna l'Epoca che lo vide nascere.
In un Epoca chiamata da alcuni Epoca Terza, un'Epoca ancora a venire, un'Epoca da gran tempo trascorsa, il vento si alzò sopra [...].
Il vento non era l'inizio. Non c'è inizio ne fine, al girare della Ruota del Tempo.
Ma fu comunque un inizio.
NonCiclopedia:
“Un anello per domarli, un anello per trovarli, un anello per ghermirli e nel buio incatenarli.”
- Prete su matrimonio