00 12/11/2007 14:02
Quoto tutto, Jordan è più astratto e immaginifico, Martin è più pragmatico e realista.

Aggiungo che a mio parere uno dei punti di forza di Martin è che non si capisce bene chi sono gli antagonisti, nel senso che non c'è la caratterizzazione dei personaggi secondo le categorie bene/male, è assente ogni tipo di predestinazione, le profezie sono sempre difficili da comprendere e ogni personaggio pensa solo al suo tornaconto!
In Jordan, invece questo avviene in maniera lampante, ma comunque molto suggestivo, la figura del Drago è indicativa in questo senso: incarna il bene assoluto ma porta sventura, i popoli si piegano a lui perchè sanno che il loro destino dipende dalle sue azioni, ma al tempo stesso lo temono perchè non sanno fino a dove potrà spingersi...

Per quanto riguarda i monologhi, è vero che in Martin c'è minor introspezione ma non dimenticherei che i suoi capitoli sono tutti particolari punti di vista di personaggi, i quali, più che elaborare profonde riflessioni come in Jordan, meditano sulle proprie vicissitudini, sui progetti futuri di dominio, su come sfruttare gli altri, sulle opportunità di incrementare il proprio potere ecc.

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Don't fear the eyes of the dark lord
Morgoth I cried
All hope is gone but I swear revenge
Hear my oath
I will take part in your damned fate