00 23/08/2013 12:09
Il fatto che tutti parlino la stessa lingua è concettualmente corretto: senza influenze esterne i cambiamenti di una lingua sono molto pochi. Basta pensare alle lingue attuali che sono variate pochissimo od in modo non troppo influente negli ultimi secoli nonostante la società sia mutata moltissimo (cosa che non si può dire di Randland).
L'esempio dei dialetti italiani non regge perché quei dialetti derivano dalle sottoculture che si sono conservate durante l'impero romano e che sono rispuntate fuori alla sua caduta e derivano dalle varie popolazioni presenti nella penisola milleni fa. Infatti non solo sono molto diverse fra loro ma spesso non sono nemmeno legate all'italiano rendendo evidente che tecnicamente siano lingue diverse.
Ma questo vale, ad esempio, anche per l'inglese: Shakespeare lo si legge anche adesso senza ammattire e sono passati quattro secoli e vari mescolamenti culturali.

Gli Aiel sono stati isolati nel deserto diverso tempo dopo la frattura se non ricordo male, questo tempo può essere stato sufficiente per assimilare il nuovo idioma che comunque non sappiamo quanto sia differente dalla lingua antica. Comunque non è detto che usino lingue diverse fra loro: ipotizziamo che conoscano la lingua comune ed un dialetto Aiel: quando parlano con abitanti delle terre bagnate usano la lingua comune quindi non serve un interprete, quando parlano fra loro usano il dialetto ma dato che il libro deve essere comprensibile è comunque tutto tradotto quindi non puoi saperlo se non specificato (fosse stato un film magari avevi i sottotitoli). Ma sono comunque più propenso a credere che abbiano imparato la nuova lingua durante i primi secoli della frattura.

L'unica vera critica è quella fatta sui reietti. Si può assumere che, essendo legati al T. e ricevendo da lui conoscenze (come la nuova lingua) per tremila anni si siano abituati inconsciamente ad usare l'idioma che hanno "percepito" per così tanto tempo.