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28/10/2006 09:47
 
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Sto circa ad un terzo del suddetto volume. Devo dire che sto andando a rilento. Tralasciando il titolo (che in originale è the iron council), devo dire che ho qualche perplessità. Manca della profondità dell'ambientazione cui cui china ci aveva abituato. ulterirori info a fine lettura
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30/10/2006 11:17
 
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Uhmmm [SM=x494583] il tuo commento avalla delle voci che avevo già "sentito" in giro per internet. [SM=x494552]
A quanto pare i libri succesivi a PSS non sono minimamente all'altezza! [SM=x494553]

Aspetto comunque di sapere il tuo commento finale.

[Modificato da @Polgara@ 30/10/2006 11.17]

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30/10/2006 14:56
 
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il secondo è praticamente all'altezza del primo
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30/10/2006 16:05
 
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Davvero? [SM=x494544]
Allora lo compro subito!
Grazie franky! [SM=x494551]
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16/11/2006 19:19
 
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Il treno degli dei è sicuramente un bel romanzo, che dà molti spunti di riflessione. Nonostante questo, a parer mio resta ben al di sotto dei due tomi precedenti.
La sua vera mancanza sta nell'ambientazione. In perdido street station new crobuzon è viva, esiste a prescindere dalle vicende. Sta in piedi da sola. Anche nelle prime duecento pagine in cui gli eventi sono a zero. Lo stesso dicasi della città delle navi, che rappresenta un picco di inventiva, originalità ed incredibile plausibilità. Il secondo volume poi è permeato sempre dalla presenza di new crobuzon, che rappresenta il vero motore di ogni vicenda.
Aspetto collaterale di questa mancanza è la povertà di razze che si osserva. Non che non ci siano cactacee, rifatti, trampolanceri e chi più ne ha più ne metta, ma non sono caratterizzati. Nei primi due volumi c'è una specie di estetica dei corpi che sono convoluti, colorati, metallici, ibridi, animali, che si esalta in ogni descrizione. Qui no. Forse un minimo fa capolino nelle descrizioni del treno ornato di teschi e pelli, ma non basta. Insomma, il carattere stem punk si è perso.
Relativamente alla struttura del libro, abbiamo una prima parte molto piacevole in cui l'azione la fa da padrona ma che cmq non si eleva al di sopra di una piena sufficienza.
Il flash back relativo alle vicende di juda mi è parso molto impersonale, non sono riuscito ad appassionarmici.
Le vicende crobuzonesi di ori invece mi hanno decisamente intrigato ma anche qui, new crobuzon non vive di vita propria. Quella che viene fuori è un atmosfera da ambiente radicale un po' stereotipata.
Le faccende della guerra con tesh trovano una risoluzione troppo repentina, con “l'allontanamento” di spiral J in un paio di pagine. L'ultima parte si trascina troppo lentamente, ma per fortuna è supportata da un finale che dà senso al tutto. Credo sia il finale migliore possibile, qualsiasi altra soluzione sarebbe stata forzata. Il vero scopo di mieville è dipingere la sua visione della dissidenza. Non mi pare creda in una forma di rivoluzione effettiva ed armata (alla cui base spesso stanno motivazioni personali ed egoistiche, vedasi toro), destinata alla sconfitta, bensì in una forma di rivoluzione molto più ideale che si incarna nella minaccia costante del treno che prima vive nella mente della gente e poi si erge a monumento monito per alcuni e fonte di speranza per altri. A mieville serve un mito, un messia. Considerando quindi il libro a livello della forza dell'ideale che ne sta alla base, il treno degli dei è uno dei migliori romanzi che abbia letto, appaiato a guerra e pace. Ma come dicevo su, purtroppo si perde su tutto il resto. Alle carenze dell'ambientazione aggiungo anche una pletora di personaggi le cui dinamiche psicologiche sono decisamente chiare e lineari. Non c'è nulla di particolare e prorompente come motley, come gli artefatti, come il ragnone o l'ambasciatore dei demoni.
La visione del sesso sembra faziosamente provocatoria basata su rapporti omosessuali e mercenari. Altro che l'amore e gli amplessi tra isaac e la sua kepri. Nell'apertura delle ali dello scarabeo cefalico di lyn come segno di totale fiducia ed abbandono sta un mondo che col treno degli dei non ha nulla a che vedere. Fortunatamente.
Infine, confermo che la nuova traduzione fa perdere veramente molto. La terminologia barocca usata nei primi due volumi nobilitava periodi lineari e rendeva avvolgenti e piacevoli quelli intricati. Nel treno, lo stile è piatto. Certo, non ho letto le versioni in lingua originale e queste opinioni derivano solo dall'attività della fanucci.
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