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Scritto da: Tam al'Thor 06/05/2007 21.31
Lo ho finito anche io e mi sembra un po' più debole rispetto al secondo.
Come altri hanno già fatto notare, il viaggio di Rand è descritto solo per sommi capi e lascia troppi dubbi al lettore; capisco la necessità dell'autore di lasciare le cose nel vago mostrando solo gli effetti del suo passaggio, ma qui un po' si esagera.
Un'altra delusione è stata la famosa Pietra di Tear: una fortezza considerata inespugnabile, costruita con l'Unico Potere e uscita indenne da innumerevoli assedi, che nei capitoli finali viene visitata da tutti: cacciatori, apprendisti fabbri, draghi rinati, piromani, beduini velati. Da un lato questo si può spiegare con il clima di tetraggine e rassegnazione su tutta la città (che inevitabilmente colpisce anche i difensori), dall'altro è un elemento che riduce il realismo di tutta la conclusione.
E poi, ma qui si tratta di gusti strettamente personali, mi ha davvero rattristato la quasi totale assenza di Min. Spero davvero di rivederla presto.
Mi sono piaciuti molto invece gli sviluppi negli altri due personaggi principali: Perrin che pian piano viene approfondito nel rapporto coi lupi e Mat che recupera il suo carattere giocoso, diventando anche estremamente fortunato. E' molto bello anche il duello finale che riesce a non essere una copia di quelli presentati nei due libri precedenti.
La trama, comunque, scorre abbastanza agevolmente e non vedo troppe forzature negli eventi presentati. Adesso corro a leggere il quarto, tanto per non perdere il ritmo.

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Su una storia di 12 libri è normale cha alle volte un personaggio sparisca per un po', o compaia poco...
Anche a me Rand è mancato un po ' in questo libro, ma il finale non fa rimpiangere molto tutto ciò...

La Pietra era sì inespugnabile, ma ricordiamo che il Disegno stava per far avverare una delle profezie del Drago, quindi il Disegno stesso intesse vicende che in altri momenti non sarebbero andate nello stesso modo.


Poi "Io sono Rand al'Thor. Io sono il Drago Rinato"


nihilim