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Aes Sedai
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15/02/2010 13:44
 
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Francamente a me non ha dato fastidio il suo essere una masochista, ma l'inutilità della scrittrice nello scrivere di questa sua situazione; tanto più che penso sia una delle ambientazioni fantasy più banali/brutte che abbia mai letto!

Vi copio quello che ho scritto da qualche altra parte:

Romanzo di una autrice statunitense con abilità particolari: solitamente si dice che le scrittrici riescano a rendere più vividi ed interessanti le emozioni; in questo caso ciò che più ho apprezzato sono state le scene di guerra.

Detto questo sappiate che il libro può essere suddiviso in due parti.
La prima parte dall'infanzia di Phedre, la protagonista, per giungere al momento in cui diventa ciò a cui era predestinata e cioé una cortigiana dagli appetiti particolari.
Tuttavia la Carey oltre le prime 5 pagine del libro inizia ad annoiare, giacché questa parte è di preparazione alla seconda ed il mondo che ci sta facendo conoscere alla fine non convince fino in fondo: a partire dall'apparato mitologico per finire alle descrizioni dei piaceri carnali, frequenti ma non eccessive, che, tutto sommato, data la protagonista, probabilmente sarebbero dovute essere meno scialbe e più minuziose. Ed eccoci al punto fondamentale: lo stile della narrazione, che punta sulla malinconia ed il rimpianto poco si addice ad una anguisette dal carattere temprato come Pedre e rovina ogni cosa. Manca di forza.
Non è un caso che, alla caduta rovinosa della protagonista e coll'avvicendarsi di innumerevoli eventi e quindi coll'attezione della scrittrice più su questi ultimi che su Phedre, lo stile viri leggermente e diventi più diretto e, quindi, più interessante a leggersi.
Ed infatti è proprio la seconda parte quella ad essere più incisiva ed in particolare la Carey è abilissima a descrivere scene di guerra e combattimenti, che sono particolarmente epici: peccato che non riesca a sottolinearne la bellezza creativa con uno stile altrettanto accattivante, ma il lettore è quasi portato a passare avanti senza soffermarsi sulla raffigurazione della scena (senza dubbio quella dalla riuscita migliore è quando Josceline salva quell'ultima volta Phedre da Waldemar Selig quasi alla fine). Eppure per come è stata costruita la storia avrebbe dovuto fornirmi molta più partecipazione emotiva: a cominciare dalla sorte toccata ad Anafiel e Alcuin Delaunay per finire a quella di Hyacinthe, invece in qualche modo ho solo pensato "finalmente sucede qualcosa" per i primi e "non vedevo l'ora che succedesse" per il secondo.
Inoltre non erano certe necessarie ben 22 pagine per concludere il romanzo (si, la Carey è una di quelle veramente logorroiche) e mi aspettavo una partecipazione un po' più 'sentita' alle nozze finali (con qualche consiglio da parte di Phedre).
Tutto sommato non è un libro pessimo: i personaggi in sé hanno una carica epica, che però è totalmente annullata dal modo in cui sono stati raccontati.
Inoltre c'è il problema dell'ambientazione: come ho già detto è brutta, ma proprio oscena. La geografia ricalca quella europea, così come i nomi: per la maggior parte ripresi da fonti medievali. Ma sopratutto non m va proprio giù la quantità di nomi scritti in francese (lo so che parto io prevenuta: dannati mangiarane!).
Per terminare ho trovato parecchie incongruenze a partire dal fatto che le Terre d'Ange vengono presentate come una terra in cui il piacere è al di sopra di ogni cosa (Elua il dio adorato impone di "amare a proprio piacimento"), salvo poi chiamare le cortigiane ed i cortigiani collo sprezzante appellativo di 'puttane': un punto di vista un po' estraneo a quello del paese che sta delineando e che è proprio della cultura della scrittrice non dei suoi personaggi.


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SAIDIN E' DECISAMENTE CONTAMINATO->
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<-LET GENTLE THE FALSE DRAGON.
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