"salto di qualità"
in un altro post della sezione news (che cosa dicono i giornali) si e' parlato di un salto di qualita' (lo ha fatto notare anche teresa benedetta) per quanto riguarda le accuse al papa.
risolto il caso mediatico, vergognosamente mediatico, di ratisbona, si passa ad altre, sottili, accuse rivolte a benedetto xvi.
questa volta la colpa e' quella di essere un pessimista.
ovviamente, per contrapposizione, wojtyla era un ottimista.
ora, dico subito che questa accusa, per me, e' falsa.
il pessimista e' colui che vede tutto nero, non ha speranza nel futuro, e si limita a condannare cio' che vede intorno a se'.
in questo senso ratzi non e' pessimista, ma semplicente realista, c'e' una bella differenza.
il papa non si limita a condannare, ma propone la visione cristiana del mondo, la sola che puo' redimere l'uomo.
il papa, in questo senso, e' un ottimista: e' convinto che ci si possa ancora battere per un mondo migliore.
certo! se per ottimista intendiamo superficiale, e' chiaro che il papa non lo e'.
mi piacerebbe che anche alcuni intellettuali (o sedicenti tali) capissero il concetto.
vorrei, per esempio, non dover piu' leggere cose del genere:
Tettamanzi e Ruini, due visioni a confronto
di CORRADO AUGIAS
Caro Augias, le recenti affermazioni del Papa a Verona, ribadite con forza domenica in tv anche dal cardinale Ruini, sulla «neutralità» politica della Chiesa, mi danno da pensare.
L'8 per mille che viene dato dai contribuenti italiani alla Chiesa cattolica, non è forse in un certo qual modo frutto anche di una scelta politica del Paese?
L'esenzione dall'Ici per gli immobili anche commerciali, cioè non strettamente legati al culto, non è stata introdotta anche per effetto di una volontà politica?
La lettera che Sandro Bondi alla vigilia delle elezioni politiche ha inviato a tutte le Parrocchie è stato solo un gesto di cortesia o presentava in qualche modo anche il conto? Quando il cardinale Ruini chiede «... più forza...» alla scuola cattolica a cosa si riferisce se non a più denaro dallo Stato? E la scuola pubblica, intanto?
Per non parlare di tutte le esternazioni, gli inviti pressanti, della Cei in occasione di dibattiti o di referendum di carattere sociale con riflessi etico/morali. Ho la netta sensazione che si predichi bene e si razzoli molto male.
Daniele Fortin
daniele-fortin@yahoo. it
A Verona si è consumato nei giorni scorsi uno scontro che i toni felpati tipici delle gerarchie vaticane hanno attutito ma non nascosto.
In campo c'erano due linee, la prima enunciata il giorno dell'apertura dal cardinale di Milano Dionigi Tettamanzi, l'altra, alla fine vincente, esposta dal Papa e dal suo più fedele alleato, l'attuale presidente della Cei Camillo Ruini.
Tettamanzi, aprendo con fiducia alla contemporaneità, aveva deprecato i troppi «deprimenti diagnosi e funesti presagi» dando una stoccata alle descrizioni pessimiste della società attuale care a Benedetto XVI.
Aveva ammonito quanti ostentano vicinanza alla Chiesa magari per motivi di pura convenienza affermando: «È meglio essere cristiano senza dirlo piuttosto che proclamarlo senza esserlo». Era una presa di distanza anche dai 'teocon' cioè gli atei mistici, che poi sarebbero dei conservatori che trovano nella Chiesa un punto d'appoggio per i loro fini politici. La presa di distanza proprio dai 'teocon', s'era concentrata in poche, accorte parole: «Sono allergico alle varie sigle ed etichette, oggi trionfano, domani tramontano. Sono solo sigle».
Tettamanzi aveva inoltre citato Paolo VI, che vedeva sgorgare dal Vaticano II una «corrente di affetto e di ammirazione sul mondo contemporaneo». Anche sulla politica, il cardinale era stato chiaro: « è importante parlare ed è importante saper tacere» per ascoltare gli altri. Tutte queste aperture sono state azzerate prima dall'intervento del papa poi da quello di Ruini la cui consonanza con Ratzinger è sembrata ancora una volta totale.
Sconfitto anche chi aveva chiesto (Paola Bignardi, ex presidente dell'Azione cattolica), alcuni spazi dove il «laicato sia ascoltato» per pesare sulle decisioni della Chiesa invece di essere lasciato ad «attendere comandi e chiamate». Ruini ha fatto tabula rasa anche di questo arrivando a dire, a proposito della libertà dei singoli, «Non intendiamo opporre un rifiuto unilaterale, consapevoli che la libertà delle persone è un grandissimo valore, limitandola solo quando è necessario». Come dire: libertà sì, però vigilata ed è chiaro, credo, in quale paese questa vigilanza sarà esercitata.
(da "repubblica" del 24 ottobre 2006)
per tutte le ragioni sopraesposte, io parlerei di pessimismo riferito a tettamanzi visto che, secondo la sua visione, la chiesa deve dialogare sostanzialmente solo con se stessa.