probabile_spoiler
Qualche dato lo si potrebbe ottenere spulciando le poche notizie sparse su ciò che facevano i reietti e i personaggi ormai scomparsi protagonisti dell'epoca leggendaria (prima dell'apertura del foro verso Shai'tan). In quell'epoca per alcuni aspetti le cose erano certamente molto differenti rispetto ai nostri tempi, ma non del tutto se ancora esistevano legali, medici, psicologi, operatori finanziari, ricercatori scientifici, biologi etc. Lo stato di società utopica, visto il livello di progresso in tutti i campi e la situazione di benessere spinto, come tutti i picchi positivi e negativi, era destinato a crollare nuovamente verso il basso (caso e statistica o altro, è identico). Mi sembra, ma comunque resta una mia lettura, che ci sia anche molta ispirazione di matrice cristiana (ma anche pre-cristiana, ebraica e non solo), pur se riadattata e modificata ad hoc dall'autore: ciclicamente (si parla forse di cicli di un tot di millenni) si verifica una situazione di forte crisi nella quale è necessaria la presenza di un campione della luce che deve contrapporsi al tentativo di corruzione suprema da parte delle forze dell'ombra. Una serie di profezie proprie di ogni epoca che precede questo evento predice condizioni e segni di difficile lettura (dibattuti e variamente interpretati) che starebbero a indicare l'avvenuta nascita di questo campione della luce. Ora, premesso che forse nell'epoca leggendaria è successo qualcosa di unico, ossia l'apertura di un canale verso una dimensione infernale/oscura la cui essenza personificata è nominata come Shai'tan (guarda caso molto simile all'islamico e aramaico Shaytan, il conosciuto Satana), fonte di caos e sofferenza, sovveritmento della logica, disgregazione e divisione, e che ciò ha causato una serie di eventi probabilmente nuova da quel momento ai fatti narrati, in alcuni dei protagonisti sono forse proiettati altri simbolismi propri di culture a noi già note. I maggiori esponenti della società utopica operavano in una città che mi pare sia nominata come "Paraan Disen" (se mi sono sbagliato chiedo perdono), sorta di nome simbolico che richiama quasi l'idillio in cui si viveva all'epoca, una sorta di para-diso terrestre poi perduto per eccessiva avidità di conoscenza, di agi e di ricerca. Il Drago ("rinato") deve portare su di sè segni visibili: le mani marchiate (rielaborazione e riadattamento delle stigmate), continue sofferenze e lacerazioni interiori (sorta di passione e lotta con sentimenti di fuga comunque umani), ferite sul corpo (vaga ispirazione alla ferita di lancia nel costato che resta sempre viva), una corona di spade (spine?), il destino volto al sacrificio finale per salvare l'umanità della sua epoca. Naturalmente questo nuovo, e forse ciclico, "salvatore" ha anche qualche tratto che magari l'autore ha preferito donargli in più (o in meno?), ossia anche se combattuto nel danneggiare gli altri comunque non resta passivamente a subire le intemperanze e la violenza altrui ma reagisce e combatte, commette errori e uccide anche se entro un certo tipo di finalità (non mi pare per sadismo o senza motivo). Se non sbaglio non tutte le correnti postcristiane (o di matrice comune) vedono naturale la non violenza ad ogni costo, perciò non mi sembra così strano se l'autore, magari attingendo dalla propria formazione-cultura-convincimento abbia voluto ricaratterizzare in tal modo il salvatore da lui ideato. Chissà, magari è anche più umanizzato (normalizzato) visto in questo modo. Per quanto riguarda i Reietti, anche in quel caso diversi nomi si rifanno a nomi tradizionalmente propri di figure più o meno demoniache: Sammael come Samael, demone-angelo portatore di distruzione ma anche colui che prende nota dei peccati umani; Be'lal come Baal o Belial, altro nome dell'essenza del male, il signore delle mosche fautore di corruzione; il titolo di capo dei reietti "Nae'blis" ricorda sempre Iblis, altro nome del maligno supremo (islamico); Balthamel può rihiamare Baal Shamem; il Gholam rimanda direttamente al Golema di tradizione ebraica; Rhavin richiama il nome di un altro demone di origine indiana; Asmodean come Asmodeo (tradiz. ebraica) una sorta di entità domoniaca che minava l'armonia e si accaniva contro le belle vergini; Aginor, forse da Agares o Agiel; Ishamael ricorda ugualmente nomi biblico-mitologici ma non mi pare che sia legato a demomi e simili, anzi, etc. Credo che ci siano anche diverse ispirazioni ad altre mitologie o correnti culturali e religiose differenti, come p.es. quelle nordiche. Fare degli ex-umani aes-sedai votati all'ombra una sorta di demoni sulla terra (date le atrocità pepetrate da alcuni di loro e di cui si racconta nell'opera) potrebbe essere una tecnica per rendere l'immagine di come un'evoluzione possa, nel tempo, portare al mito e fare dei nomi una leggenda (personaggi mai esistiti in carne ed ossa)... Terribile allora quando le persone si trovano di fronte all'effetto contrario, sapere in vita tra gli uomini quello che è stato per secoli uno spauracchio o una mitologia spaventosa. E' come se l'autore avesse sperimentato una razionalizzazione di concetti, nomi e leggende che per noi sono solitamente frutto di mitologia o, al più, di fede ma in molti casi non ritrovano una traccia storica o un riferimento a personaggi realmente esistiti. E' come dire "quello che poi dopo millenni diventa puro mito, ad es. un nome di un'entità ritenuta demone e quindi non fisica e così via, magari da qualcosa di reale e molto lontano può essere derivata" (nella realtà fantastica che si ripete ciclicamente o che comunque ha tempi di umanità molto ma molto più lunghi rispetto alle nostre attuali e reali esperienze). Un potente ex-reietto, autore di azioni oltre i limiti umani del credibile, dopo millenni potrebbe diventare il nome di un demone che ha una serie di caratteristiche proprie e distintive? Ha un suo perchè logico. Jordan poi è un fisico, e ha avuto a che fare con la ricerca in campo nucleare (e militare). I concetti di caos, logica e stravolgimento della logica mi pare siano presenti e sfruttati ampiamente. Sono anche interessanti le ispirazioni a teorie quali le realtà e/o dimensioni parallele. Altro non mi pare infatti il "buco" dimensionale aperto forse accidentalmente su quella ceh appare come una dimensione demoniaca... lo stesso si può ritrovare nella presenza di tecnologie ancora più antiche e misteriose, come i portali per spostarsi nello spazio tempo tramite combinazioni di simboli e che possono comunicare con altre realtà parallele o mondi (forse luogo di provenienza degli esseri particolari come gli animali dei Seanchan), o i portali per la dimensione dei Finn (che ancora non mi è chiaro se siano ispirati ad una sorta di antichi Elfi o di alieni o cosa...). Leggevo qui sul forum che alcuni argomentavano l'impossibilità logica che una realtà come la nostra possa essere inserita in una ciclicità come quella del libro. A prescindere dal fatto che nel mondo del fantasy "quasi tutto" è plausibile, non credo che Jordan abbia fatto passi a caso, anche se non mi è dato sapere con certezza cosa avesse in mente. Ritorniamo all'autore. E' un fisico e si è occupato di nucelare in campo militare. Pensate solo a quanto il nucleare abbia ispirato la fantasia di numerosissimi autori (scrittori, sceneggiatori, fumettisti...) con l'idea che da un'apocalisse nucleare potessero poi scaturire potenzialità prima inesistenti. Fore è un pò un seme di un'ingenua speranza che alla fin fine da una guerra e da una distruzione anche di enormi proporzioni qualcosa di utile possa venire fuori, per darsi l'illusione-motivazione che così non si è fatto un disastro immane senza almeno un seguito di qualche tipo. Mettiamo che l'idea potesse essere: noi, o qualche generazione dopo la nostra, mettiamo mano ad un conflitto con armi pericolosissime e incasiniamo tutto, compresa la conformazione terrestre (asse, geofisica, etc.); mettiamo che in qualche zona si salvi qualcosa ma la gran parte di ciò che c'era resti nei ricordi di chi è rimasto; mettiamo che in qualche modo le nuove generazioni inizino a manifestare capacità nuove o che gli effetti del disastro mettano in moto forze nuove e utilizzabili ma prima inesistenti; metti che da quel momento l'umanità riesce nei millenni a riprodurre alcune cose ad ispirazione di quello che c'era e altre del tutto nuove e che ad ogni culmine sia destinata a ripetere il tracollo, anche se in modalità differenti era per era. Il discorso potrebbe anche andare, in una logica fantasy ma non per forza priva di lucidità e coerenza interna. Mi pare di aver anche letto qualche rimostranza, che oltretutto avevo già letto per altre saghe fantasy, sulla irragionevolezza del permanere per secoli e secoli sempre nelle stesse condizioni di simil medioevo tecnologico-scientifico (così appaiono spesso i mondi fantasy, fermi per secoli in condizioni di nonsviluppo). In effetti spesso non ha senso o comunque la cosa non viene approfondita nelle opere. Ma mi pare che in questa molti spunti di chiarezza ci siano: dalla fine dell'epoca leggendaria è seguita la paura e l'incertezza, oltre che la ricostruzione; le guerre non sono sparite, anzi...; è stato palese l'impegno a modificare alcune cose per tentare di salvaguardare l'umanità, magari anche sbagliando ed eccedendo in senso opposto (quando si dice che la paura è una cattiva consigliera); sono state effettuate censure, imposti divieti, bloccate possibili riprese di situazioni potenzialmente pericolose etc... La divisione generale ha compiuto il resto, insieme al passare del tempo e all'incapacità di recuperare conoscenze passate.