Certo che se le librerie cominciano a rifiutare i libri spessi perché occupano troppo spazio siamo proprio messi bene. Non capisco affatto questo ragionamento: non possono tenere sugli scaffali qualche copia in meno e tenerne alcune in magazzino? Nessuno obbliga una libreria ad avere in vista magari 10 copie di "L'Ascesa dell'Ombra".
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Ad una libreria che mi fa queste storie manderei tanti saluti prima di cambiarla con una che è più attenta alle esigenze del lettore, perché non tutti i libri possono avere 200 pagine. Chiaro che se ne hanno 200 sugli scaffali ce ne stanno di più, ma ve la immaginate la spesa se la Ruota del Tempo fosse divisa in volumetti di quella dimensione???
Dipende. Se i tuoi capi martellano da anni sul fatto che non vogliono libri in magazzino, e che tutto ciò che viene spedito in magazzino verrà automaticamente reso all’editore dal magazziniere, il libraio non può mandare il libro in magazzino. Non se non vuole vederlo sparire.
Nella libreria in cui lavoro il reparto fantasy non ha un tavolo, solo alcuni scaffali. Dei libri di Jordan su ogni scaffale entrano due o al massimo tre volumi. E gli altri dove li metto? La pila da terra la posso tenere solo per un periodo di tempo limitato, perché ho spazio solo per farne tre o quattro, a seconda di quanto sono grandi, e Jordan non è l’unico autore importante. Nei limiti del possibile cerco di tenere il maggior numero di titoli e nel maggior numero di copie consentitemi dallo spazio che ho a disposizione, ma è un lavoro a incastro davvero complicato.
Davvero, ho sentito chi ha potere decisionale, al contrario di noi poveri schiavetti scemi, parlare dell’indice di rotazione di un libro, delle copie vendute, del margine di guadagno e cose di questo tipo. Alla fine, fanno la differenza fra una libreria in attivo e un negozio che chiude, e quindi non sono cose che possono essere ignorate. Per le grosse catene il libro deve esserci finché è un guadagno, ed è un guadagno solo finché è in negozio, e se la gente lo compra, non quando è in magazzino.
Perciò all’inizio il libro di Jordan sarà esposto in pila, e sarà semplice da trovare. Però l’Occhio del Mondo è vecchio, non posso lasciarlo giù, non me lo consentirebbero. Posso averne al massimo tre copie. Se quattro persone nell’arco del mese di agosto, quando gli editori sono chiusi e non posso fare rifornimento, decidono di comprarlo, tre se ne vanno contenti, il quarto si attacca. Dei romanzi di Brooks, a seconda del volume, c’è spazio per 7-10 copie, quindi posso accontentare più facilmente i lettori ingombrando lo stesso spazio. Chiara la differenza?
In quanto alle librerie è vero: Tor voleva pubblicarli come "A memory of light" + sottotiolo(gathering storm, ecc..) ma le librerie si sono lamentate che questo avrebbe confuso i sistemi informatici di catalogazione e gli addetti allo "smistamento"... ma siamo veramente a questo punto?? 'Fanc**o ai librai!
I librai sentitamente ringraziano. Il sistema informatico non lo faccio io, io uso ciò che mi danno. E se il computer distingue due volumi solo dal codice a barre perché il titolo è lo stesso, fare rifornimento diventa davvero complicato.
Il caso limite si ha nel settore turismo, di cui mi sono occupata per un anno e mezzo. Magari guardando lo scaffale mi accorgo che ho finito la guida verde del Touring di Parigi. Vado a computer e cosa trovo? 15-20 schede di libri del Touring che si chiamano Parigi, perché nella memoria del computer sono rimaste anche le schede delle vecchie edizioni ormai andate fuori catalogo. Se ordino l’edizione sbagliata non mi arriva, e io quando lo so? Quando mi accorgo che non è arrivata, perché l’editore mica me lo dice che il libro è fuori catalogo e che esiste un’edizione più nuova. Fra l’ordine e l’arrivo passano 3-7 giorni. Io dovrei ricordare in tutto questo tempo cosa ho ordinato e controllare che arrivi davvero? Difficile, anche perché in quei giorni non ordino un libro solo, ne ordino qualche decina, e siccome non sono l’unica a sistemare i volumi sugli scaffali magari quello che non ho messo a posto io è passato fra le mani di qualche collega.
E comunque, se alla fine mi accorgo che il libro non è arrivato, non è arrivato perché è fuori catalogo e quindi devo ordinare un’altra edizione, o perché è temporaneamente esaurito e l’editore lo sta ristampando? Se è vero questo secondo caso, magari sarà disponibile fra due settimane e me lo manderà da solo perché tiene la mia prenotazione, e se io intanto temendo di non aver ordinato l’edizione giusta lo richiedo me lo manda due volte e così mi ritrovo con troppe copie rispetto a quelle che mi servono.
Esempi fantasy? Fanucci che nelle ristampe dei romanzi di Goodkind li intitola tutti “La spada della verità” volume 1, 2, 3, X… oppure Armenia che ha realizzato “Memorie di ghiaccio” parte 1 e 2, o ancora alcuni volumi di saghe schedati col titolo della saga e non con quello del libro, così io divento matta a capire se “Le cronache del ghiaccio e del fuoco” si riferisce a “Il trono di spade”, “Il grande inverno” o cos’altro.
E anche se io ormai sono abbastanza esperta da riuscire ad aggirare tutte le paturnie del computer, non in tutte le librerie chi si occupa del reparto fantasy conosce il genere e ricorda i titoli. E comunque io sono a casa in maternità, e ho già visto alcune cose assurde che hanno fatto i miei colleghi proprio perché non conoscono il genere.
A parte il fatto che una discreta fetta di clienti non capisce le cose neanche se glie le spieghi. H titoli uguali mandano in confusione pure loro, ho avuto gente che mi ha detto che nella saga non si capiva niente perché non c’era un filo logico fra i volumi quando erano loro a non averli letti tutti, o a non averli letti nel giusto ordine. E gente che non mi ha creduto quando ho provato a spiegargli la differenza fra alcuni volumi, o a dirgli che altri volumi, come “Blade Runner” e “Ma gli aneroidi sognano pecore elettriche” sono lo stesso romanzo pur avendo titoli diversi.
Buona regola: non sottovalutare mai la stupidità, né dei computer, né degli addetti ai lavori né dei clienti. Se tutti va bene tre titoli uguali non creano problemi, ma se uno dei tre elementi è stupido possono sorgere notevoli casini.
far cambiare il titolo solo perchè imballava un po' il sistema mi sembra troppo... e che cavolo, mica se po' fare così! come dice brandon loro contanto molto nell'ambiente, ma i titoli li deve scegliere l'autore!!!
Hai mai letto “Il nome della rosa”? Alla fine ci sono alcune postille scritte dallo stesso Umberto Eco. La prima parla proprio del titolo. A volte lo sceglie l’autore, ma non è mica detto.
Tempo fa parlavo con uno scrittore a mio giudizio bravissimo, Filippo Tuena. Il suo ultimo romanzo, dedicato alla spedizione di Scott all’Antartide, s’intitola “Ultimo parallelo”. Lo ha scelto l’editore, lui, se non ricordo male, avrebbe voluto chiamarlo “Dedalo degli esploratori”, ma in Rizzoli lo ritenevano troppo oscuro. Di solito su tutto ciò che rientra nell’ambito del marketing – e titolo e copertina sono la prima cosa che un potenziale lettore si trova davanti quindi sono marketing – l’ultima parola è dell’editore, non dell’autore. A meno che non si chiami John Grisham o J.K. Rowling, ma Sanderson non ha tutta questa forza, specie se l’editor e erede, la vedova, è dalla parte dell’editore.
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