Per parlare di Martin.... bisogna premettere che ha uno stile di scrittura molto diverso dai consueti canoni fantasy (Tolkien, Brooks, Jordan...).
Innanzitutto va notata l'assenza (pressoché totale) della magia e di creature immaginarie (elfi, nani, troll...), se si eccettuano i draghi, i meta-lupi e gli estranei... In se la saga (specie nei primi volumi) sa molto di una storia medievaleggiante, con re, vassalli e cavalieri che complottano e combattono tra loro per ottenere il potere ed ritengo che il titolo originale del primo volume (A game of thrones) sia perfetto per descrivere l'argomento del libro: il gioco (per la conquista) del trono (di spade).
L'intreccio e' formidabile (fatto di intrighi, complotti, tradimenti, re pazzi, mercenari spinti solo dall'oro e nobili che cercano vendetta o onore) e mano a mano che la storia prosegue diventa sempre piu' intricato.
I punti di vista (attraverso i quali viene raccontata la storia) si moltiplicano e a volte i vari protagonisti si trovano a passare negli stessi posti rischiando quasi di incontrarsi...
I personaggi sono ben caratterizzati, ma la cosa che mi piace di più di Martin è che la caratterizzazione non avviene attraverso una lunga descrizione, bensì attraverso i dialoghi/pensieri dei protagonisti e questo consente al lettore di valutare le motivazioni che spingono il protagonista ad agire.
Altra cosa fondamentale è che i personaggi non sono mai completamente bianchi/buoni o completamente neri/cattivi, ma assumono tonalità di grigio ovvero mostrano la loro umanità e la lora fallibilità; prendono decisioni e agiscono secondo la loro coscienza, non sapendo se stanno facendo la cosa giusta e senza conoscere le conseguenze delle proprie azioni.
Per legare e coordinare tra loro i vari POV, Martin usa l'espediente dei corvi messaggeri (che sono usati per inviare notizie ai 4 angoli dei 7 regni) o le voci circolanti (spesso fatte circolare ad arte) tra il popolino, ma i personaggi sono a volte spinti ad agire da notizie infondate.
Il linguaggio di Martin è molto diretto. Come dicevo prima, non si dilunga mai (o quasi) in lunghe descrizioni, preferisce far parlare i personaggi. Martin è anche molto crudo. Sia nelle scene di guerra che in quelle di sesso. In definitiva scrive un "fantasy realistico" se mi passate il termine.
Un'altra caratteristica di Martin è che nessuno dei suoi 3 libri scritti finora, ha una conclusione "netta" ovvero le vicende del primo libro proseguono nel secondo e poi nel terzo senza che ci sia la percezione di una interruzione. E' come assistere ad un "telenovela scritta".
Ultima cosa..... i colpi di scena...... sono assolutamente fantastici e imprevedibili.... ti lasciano senza parole e senza fiato.
Probabilmente si è capito da quanto ho scritto che adoro Martin: non e' nemmeno lontanamente paragonabile con Jordan, ma non perchè sia più o meno bravo (non sto giudicando la bravura dei 2 che a mio parere sono dei top-writer), ma solo perchè ha inventato un nuovo modo di scrivere o forse ha inventato un nuovo genere (o sotto-genere) fantasy.
Semplicemente Martin e Jordan sono i migliori nei rispettivi generi (cosi' come probabilmente King è il migliore nell'horror e Asimov nella fantascienza), però chi ama il fantasy, per così dire, "classico" potrebbe rimanere deluso da Martin.
Genere: _____________
Votazione: /30
Review by
Shai-tan
[Modificato da Strider3it 06/11/2005 14.58]
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["Him?" said the landlord. "I don't really know. He is one of the
wandering folk -- Rangers we call them. What his right name is I've
never heard, but he's known around here as Strider."]