Anche nella mia formazione Brooks è stato importante: dopo avere abbandonato a metà "Il Signore degli Anelli" (avevo sette anni), passai un paio di annetti senza leggere Fantasy e poi misi le mani su una vecchia edizione cartonata de "La Spada di Shannara". Fu amore a prima vista e sognai per settimane i personaggi di quel magico mondo!
Poco dopo mia madre mi regalò per compleanno "Le Pietre Magiche di Shannara" e anche quel libro venne divorato in pochi giorni. Ancora oggi non so dire quale dei due mi piacque di più, forse il primo per il suo valore affettivo e per il fatto che la Spada ha dei poteri alquanto singolari (non si limita ad essere affilatissima o indistruttibile ma fa ben altro).
In seguito, come era logico aspettarsi, mi trovai a leggere anche "La Canzone di Shannara": meno bello dei precedenti, ma salvato grazie all'innegabile carisma del bravo Garet Jax (chi lo ha letto sa di chi sto parlando).
L'entusiasmo mi ritornò alla grande con il Ciclo degli Eredi di Shannara, smorzato solo dal finale un po' "raffazzonato", per così dire. Ma ancora avevo forse undici o dodici anni e aspettavo il momento giusto per riprendere in mano il grande Tolkien.
Solo dopo avere letto moltissimi altri autori, mi sono accorto che Brooks non era nulla di così geniale. Lo salverei anche io giusto per l'utilizzo propedeutico: se voglio fare un regalo a un dodicenne amante della lettura (che ha già sullo scaffale "L'Isola del Tesoro"), allora vado a prendere subito "La Spada di Shannara". Altri utilizzi sarebbero imbarazzanti.
Sulla questione dello stile, preferisco non pronunciarmi, dato che si tratta pur sempre di opere tradotte; per quanto riguarda le accuse di plagio e ripetitività, sottoscrivo pienamente (soprattutto la seconda).
Per finire, alcuni anni fa ho deciso di rivalutarlo e ho comprato i primi tre volumi del Ciclo di Landover: che porcheria! Non lo ritengo nemmeno Fantasy e mi ricorda fin troppo il Medio-Mondo creato da Stephen King (con la differenza che quelo era originale).