Certo è curioso definire il quinto volume di una saga di sette un volume introduttivo, ma questo è proprio il caso della mano del caos. Diversamente dai primi 4, che nonostante il loro carattere descrittivo dei mondi postspartizione e forse proprio per questo, hanno una loro "individualità", la mano del caos dal punto di vista della trama è molto aperto ed ha evidentemente lo scopo di mettere le basi per gli ultimi due volumi. Le vicende non si chiudono, se ne aprono di nuove, vengono finalmente descritti i cattivi con cui si ha a che fare.
Come negli altri volumi, il punto di forza sta nei personaggi. I vecchi vengono ottimamente ripresi e caratterizzati, i nuovi, o cmq quelli che precedentemente non avevano avuto un ruolo centrale, hanno una loro definizione. Osserveremo quindi i cambiamenti che occorrono in Haplo e Limbeck, conosceremo meglio Xar e ci godremo quella carogna di Bane. Quest'ultimo un vero mostro.
Come i personaggi, anche l'ambientazione è veramente ben riuscita, ma questo è il vero fulcro della saga e lo si sa dal primo volume.
Elementi meno convincenti sono i cattivi, che essendo del tipo "cattivo perché sì" non incontrano molto i miei gusti. La prima parte poi, focalizzata sulle vicende di Haplo, è un po' lenta, mentre le avventure di Hugh sono più coinvolgenti. In ogni modo i due filoni alla fine si congiungono, producendo un ottimo finale. Altro elemento che il duo Weis Hickman non mi pare padroneggi è il cimentarsi con il tema dell'intrigo: se ne vengono fuori con cose un po' cervellotiche.
Nel complesso il libro mi è piacuto, lo metto a metà tra il secondo ed il quarto (i miei preferiti) ed il primo ed il terzo.