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21/05/2005 16:01
 
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Che volete, ispirato da una discussione con un amico mi sono trovato a scrivere quanto segue...
Ogni tanto mi faccio paura...[SM=x494608]

"FINE DI UN VIAGGIO"


Salvare il mondo! Il pensiero cominciava a stancarlo, non ricordava nemmeno da quanto tempo aspettava di salvarlo, poco male visto che non poteva morire. Immortale col peso del mondo sulle spalle. Qualche stolto con la sindrome dell’eroe non avrebbe chiesto di meglio ma lui era stanco e chiunque lo sarebbe stato al suo posto, ne era convinto. Essere in giro dall’inizio era quantomeno irritante. “Irritante?” si domandò con voce tra l’amaro e l’ironico. “E’ meglio andare avanti.” A volte si sentiva davvero un idiota. Posò il boccale di birra ed uscì dalla locanda, quella notte avrebbe dormito al bivacco, solo con il suo cavallo.


Finalmente era arrivato, il viaggio giungeva al termine e forse sarebbe finita anche la sua maledizione, sarebbe arrivata la morte e con essa la pace o meglio una vita normale, sarebbe invecchiato e poi morto.
Si trovava davanti ad un edificio piuttosto basso, di sette piani ma pur sempre basso rispetto a quelli che lo circondavano. Non male i cartelloni pubblicitari nei dintorni, sul più vicino una bellissima mora dagli occhi azzurri sponsorizzava uno dei tanti nuovi video telefoni. Davvero bella, niente da dire a riguardo ma per qualche strano motivo gli dava l’idea che non avesse più di quattro neuroni. Su di un altro cartellone un uomo di mezza età sorseggiava whisky e a vedere dalla bottiglia ci stava dando dentro alla grande purtroppo dalla sua espressione non sembrava servisse a molto. Ma il più bello di tutti era l’ultimo cartellone, una donna bella quanto la prima, se non di più, in intimo capeggiava in tutto il suo fascino, provocatoria ed intrigante mentre la pubblicità recitava: “Perché non ci provi?” Se solo se la fosse trovata davanti l’avrebbe fatto subito e come lui molti altri ma prima di tutto gli sarebbe piaciuto scambiare due parole con il pubblicitario giusto per chiarirsi.


A volte si chiedeva come si fosse arrivati a tanto. Essere presi tra due fuochi poteva essere una giustificazione ma non pensava fosse sufficiente, comunque tanto valeva, non spettava a lui risolvere quello, era lì per altro.


Una volta entrato nell’edificio si rese conto di quanto fosse vicino al compimento del suo incarico. Dopo avrebbe avuto una vita normale, finalmente. Purtroppo ogni passo che compiva sulle scale, che un attimo prima erano davanti a lui, lo rendeva sempre più apprensivo, qualcosa non quadrava. Non capiva come tutto potesse finire in quel luogo ma non vedeva l’ora di scoprilo, l’impazienza cominciava a farsi strada.


Al terzo piano le scale finirono in una sala circolare per poi riprendere di fronte a lui, nel mezzo della sala si trovava un sostegno metallico e sopra di esso una spada con l’elsa rivolta verso l’alto,
la lama sguainata fatta di pietra. Al centro della guardia risplendeva un gioiello bianco.
Una spada? Allora le cose potevano non essere tanto semplici. Impugnando e rigirando l’arma tra le mani notò un altro gioiello, con le stesse sfaccettature del primo ma di colore nero.
Riprese a camminare con qualche dubbio in più ma con qualche nuova idea. La possibilità di avere un nemico con cui lottare lo calmava, almeno in parte, visto che aveva trascorso la vita lottando e poi pochi gradini lo separavano dalla sua meta.


Due passi e si trovò all’ultimo piano, la stanza quadrata in cui era entrato non presentava altre uscite, la luce proveniva da tre torce disposte al centro di altrettanti archi, uno per lato. Un altro fascio di luce proveniente dal soffitto illuminava l’unico arredo della stanza posto al suo centro.
Una lastra di pietra, poggiata su tre piccole colonne di legno intagliato, sopra la lastra…
“Eccoti!” la voce interruppe i suoi pensieri, proveniva dall’arco alla sua sinistra dov’era apparso un uomo dai corti capelli grigi, vestito con una tunica rossa. “Eri atteso.”
“Qui finisce il tuo cammino” la nuova voce proveniva dalla sua destra, apparteneva ad un uomo dai lunghi capelli biondi vestito con un completo nero alla moda.
Davanti a lui apparve un terzo uomo, sia pantaloni che maglia sportiva erano blu, che gli fece cenno di avvicinarsi alla lastra di pietra e così, finalmente, mise gli occhi su quello che vi giaceva sopra, avvolto in coperte bianche vide un bambino.
“Cosa significa?” non appena pose la domanda la poca calma accumulata si dissolse, la spada non sembrava più un aiuto.
“Davvero non sai cosa ti aspetta?” l’ironia nella voce dell’uomo vestito di blu non gli piacque affatto, ma questi, passandosi una mano trai capelli corvini continuò a canzonarlo. “Pensaci bene e lo capirai.” Il sorriso apparso sul volto dell’uomo gli dava ai nervi.
“So che sono qui per ridare vita al mondo, si sta spegnendo ed io sono nato e ho camminato attraverso le epoche solo per salvarlo, se fosse servito. Così è ed ora eccomi alla fine del mio viaggio.”
Il bambino continuava a dormire, cambiando leggermente posizione e portando una manina vicino alle labbra con il pollice che le sfiorava appena.
“Esattamente” la voce dell’uomo in bianco tornò “Sei qui per questo ed hai tutto quello che ti serve.”
“Uccidi il bambino e il mondo continuerà, risparmialo e tutto andrà perso, oggi sei giudice e giuria” la voce dell’uomo in nero non reggeva il confronto con lo sguardo, potendo quel maledetto lo avrebbe fulminato sul posto. Probabilmente questi tizi non amano dipendere da altri, in effetti non pensava fossero abituati a situazioni del genere.
“Compi il tuo dovere!” enunciarono all’unisono e nel momento in cui si spensero uomini e fiamme sparirono con loro.


L’unica luce rimasta illuminava il solo altare e poco altro, il bambino era sempre quieto e ignaro sembrava pronto per essere svegliato ed allattato.
“Perché? Perché? Maledetti bastardi!” l’urlo riecheggiò oltre la stanza, l’eco simile ad una risata sembrava schernirlo nuovamente, come gli ultimi avvenimenti non fossero abbastanza.
Uccidere un bambino per ridare vita al mondo, tra le miriadi di cose che si era immaginato questa era una delle poche in grado di coglierlo impreparato.
Chiedersi perché non serviva a nulla, era inutile e la sua determinazione non potè prendere il sopravvento, la realizzazione dello scopo per cui si trovava in vita gli stava dando forza ma, purtroppo, non placava i suoi dubbi. Un bambino simile a tanti altri, come tanti ne aveva visti; aveva imparato a credere in loro per quello che rappresentavano, per quello che erano ed ora il suo compito era uccidere tutto questo.
Non poteva crederci ma era proprio così, uccidere un bambino e niente di meno per adempiere alla sua missione, non credeva gli fosse chiesto tanto.
Si fece più vicino alla lastra di pietra ma il suo dovere tardava a compiersi. Eppure poteva essere molto semplice, un attimo e tutto sarebbe andato a posto. Così un ricordo gli affiorò alla mente: “Non avere legami, vivi a modo tuo, vivi per la tua vita” avrebbe comunque scelto un legame, però… “Morire è una buona via di fuga” ricorda queste parole riportò il dolore da tempo dimenticato perché l’insegnamento era stato doloroso….
“Non avere nulla…”
“L’unico in grado di salvarti sei tu stesso…”
“Uccidere, senza alcuna pietà….”
“Arrendersi o lottare…”
“…perdere…”
“…penitenza…”
“…perdono…”
“Casa…”
Ora sapeva cosa fare, poteva, realmente doveva.
Avrebbe dato nuovamente vita al mondo perché era giusto farlo, perché ne capiva la necessità, perché avrebbe posto fine al suo cammino, come doveva essere.
Ed in un attimo, tre destini legati da quel momento si compirono, quando calò la spada di pietra facendola andare in frantumi contro la lastra e lasciando il bambino illeso la fine ebbe inizio.


Abbandonando la stanza scese pian piano le scale, conscio del suo azzardo ma convinto di aver fatto la scelta giusta. Al terzo piano ritrovò la spada e sorrise, era intatta ma stavolta non era lì per lui, aspettava qualcun altro.
Una volta all’aperto il suo sorriso divenne amaro, non avrebbe più potuto incontrare la ragazza dell’intimo ne scambiare due parole col pubblicitario oppure scoprire quanti neuroni avesse l’altra donna, ma un po’ di whisky l’avrebbe ancora bevuto per festeggiare un mondo che stava morendo, per festeggiare un mondo che non sarebbe mai nato un mondo che non doveva nemmeno essere concepito perché un mondo nato da un bambino ucciso è un mondo che uccide il suo stesso futuro.
Ma la spada gli dava speranza…
Altri sarebbero arrivati, nuovi uomini, nuovi Dei…
Ora non gli restava che trovare un posto dove morire e dove cercare una pace che non sarebbe mai arrivata.



- Non avere nulla -



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Tai'shar Manetheren.

Los Valdar Cuediyari! Los! Carai an Caldazar! Al Caldazar!
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