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05/01/2006 15:44
 
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So che il mio messaggio è molto lungo, ma vi chiedi di leggerlo ugualmente perché credo che
sia importante.

Ormai sappiamo tutti da mesi che "Harry Potter e il principe mezzosangue" sarà in libreria il 6
gennaio. Se ne parla da un po' nel forum, e questo è normale, visto che se siamo qui è
perché siamo tutti lettori di fantasy, e se ne è parlato in televisione e sui giornali perché è
diventato un fenomeno di costume.

Ora, per quanto io sia contenta che un libro possa avere un successo enorme e spingere alla
lettura anche gente che prima non leggeva, e anche se mi fa molto piacere che un libro
fantasy abbia questo successo, perché questo significa più fan di questo genere e quindi più
pubblicazioni da parte delle case editrici, quello che ruota intorno ad Harry e ai suoi amici è
decisamente eccessivo.

La casa editrice ha interesse a vendere il suo prodotto, ed è riuscita artificialmente a creare
un'attesa spasmodica, come se l'uscita di un nuovo romanzo della Rowling sia l'unica cosa
realmente importante, un evento da non perdere, e non solo in Italia. Penso per esempio alla
scelta di far uscire l'edizione inglese in contemporanea mondiale, e agli eventi calcolati per
stuzzicare sempre più l'attenzione del pubblico. Al sito con aggiornamenti a volte sibillini, fatti
per mantenere la suspance nei lettori. A tutto il merchandising che ruota intorno. Ai film, che
ogni volta sono un evento.

A mio giudizio sono tutte cose eccessivamente gonfiate, ma riesco ad ignorarle abbastanza
facilmente, anche se c'è gente che finisce per fare cose assurde. Per esempio... avete
presente quanto è lungo "l'Ordine della fenice"? Qualche giorno dopo la sua pubblicazione un
signore lo ha visto e mi ha chiesto se era la prima edizione. Io gli ho risposto di sì e lui,
malgrado il costo non basso di 27,00 euro, e il fatto che nessuno nella sua famiglia parlasse
l'inglese, lo ha comprato con la motivazione "perché poi vale". Perché poi vale??? Un libro del
quale sono uscite parecchie milioni di copie in tutto il mondo? A meno che non sia un
illustrato, o un libro veramente da collezione, i libri non vanno comprati se non si ha alcuna
intenzione di leggerli o di regalarli. Non sono soprammobili, anche se qualcuno li intende così.

Ecco, quel tale è a mio giudizio una delle aberrazioni che si è creata intorno a questa saga.
27,00 euro buttati via.

Non è un problema mio, certo. Il mio problema è un altro. Molti negozi oggi saranno aperti
dopo la mezzanotte, perché esattamente alle 24:00 e un secondo saremo già nel giorno 6
gennaio, e quindi sarà possibile vendere il nuovo romanzo senza incorrere nelle ire della casa
editrice. E molta gente verrà a comprarlo, perché non riuscirà a resistere e vorrà averlo subito.
Motivazione? “Devono averlo”.
E questa è una cosa che non capisco, e che mi fa arrabbiare. Perché devono averlo subito?
Hanno intenzione di andare a casa a leggerlo all’istante, e non fare altro finché non l’hanno
finito? Perché, se fanno così, almeno lo hanno preso per leggerlo subito. Ma se arrivati a casa
vanno a dormire, non potevano aspettare il mattino dopo per acquistarlo? Non solo se vanno
a dormire subito, anche se lo fanno dopo aver letto un capitolo. Hanno interrotto la lettura.
Non potevano comprare il libro quando realmente avevano il tempo per leggerlo, invece di
interrompersi così?

Forse questo commento potrà sconvolgere qualcuno, ma un libro, qualsiasi libro, non è
realmente indispensabile. Non con quest’urgenza. Mi spiego: tre anni fa il giorno di Pasqua mi
è venuto un terribile mal di denti. In casa non avevo Aulin e le farmacie erano chiuse. Quella
era urgenza. L’Aulin mi serviva in quel momento, non una settimana dopo. Non due giorni dopo.
Un libro non è urgente. Non muore nessuno se inizia a leggerlo dopo qualche ora.

E se vi chiedete perché la cosa mi dà tanto fastidio… che lavoro fate? Siete studenti, e anche
se non sapete cosa farete pensate di poter fare qualcosa attinente con i vostri studi, e,
soprattutto se siete universitari, sperate di poter avere un ruolo di qualche responsabilità? Non
è detto che in futuro non diventerete miei colleghi. Io ho due diplomi, e ho superato 19 esami
all’università. Ho, o ho avuto, 7 colleghi laureati, tutti con le mie stesse mansioni e i miei stessi
orari, e altri 5 che sono studenti universitari con corso di studi incompiuto. So con certezza
che per fare il commesso (non il responsabile) nel reparto di storia di una libreria nostra
concorrente viene richiesta la laurea in storia. Sbrigatevi a laurearvi, perché fra qualche anno
sarà un titolo di studio necessario anche per fare lo spazzino. Oppure lavorate in qualche ufficio,
o in un posto che consente di avere orari di lavoro normali? Il mio lavoro mi piace, ma
da questo punto di vista vi invidio. Io lavoro fino a mezzanotte una settimana su tre, lavoro sei
giorni su sette e alternativamente il sabato o la domenica, il che significa che la parola week-
end per me non esiste. Il “mio” negozio è aperto anche nei giorni festivi, primo maggio
compreso. Ma non doveva essere la festa dei lavoratori? E non sono lavoratrice anch’io? E
perché i miei capi pensano di poter fare quello che vogliono mentre chi guadagna molto meno
di loro e sgobba molto di più deve lavorare? Io quel giorno non lavoro, per fortuna non posso
essere obbligata, ma non tutti sono nella stessa situazione. C’è gente che ha un contratto
precario, e che ha paura di dire che in un giorno festivo vuole fare festa perché teme di
perdere il posto di lavoro. Alcuni supermercati sono rimasti aperti la mattina del 25 dicembre.
Secondo voi chi ha lavorato non avrebbe preferito starsene con la sua famiglia? Quattro anni
fa abbiamo scioperato perché il governo non abolisse l’articolo 18. Forse qualcuno di voi è
troppo giovane per ricordarlo, per essersene interessato allora. Certo io a 13-14 anni non
ascoltavo i telegiornali, e quando ho iniziato ad andare in manifestazione, a 15 anni, era per
avere una scuola migliore. Ancora non pensavo al lavoro. L’articolo 18, per chi non lo sa,
impedisce al datore di lavoro di licenziare un dipendente senza “giusta causa”. Il che significa
che posso essere licenziata, per esempio, se rubo qualcosa al negozio per il quale lavoro, o
se divulgo in giro notizie riservate, ma non se scelgo di restare a casa mia in un giorno festivo.
Vista l’enorme mobilitazione di persone, il Governo ha deciso di fregarci in un altro modo. Ha
reso il lavoro interinale permanente. Prima un lavoratore interinale poteva essere assunto
dalla stessa ditta consecutivamente solo tre o quattro volte (non sono sicura del numero). Ora
questo tipo di contratto può essere fatto in eterno. Il che significa che una ragazza, arrivata da
noi come interinale quattro anni fa, dopo il massimo numero di contratti consentiti dalla legge,
è stata assunta dal negozio a tempo indeterminato perché era una persona in gamba, e
anche i nostri capi non volevano rinunciare a lei. Un anno fa, a legge cambiata, è arrivata
un’altra ragazza in gamba. Di mese in mese le viene fatto un nuovo contratto. E se pensate
che questa sia una cosa insignificante, provate a chiedere un mutuo con un contratto di
questo tipo. Nessuna banca ve lo darà mai. E chiedetevi se avreste il coraggio di dire “no, io il
26 dicembre non lavoro”.

La sera del 24 dicembre un ragazzo al quale stavo dando dei libri mi ha chiesto “domani e
dopodomani siete aperti?”. Io ho risposto più o meno “domani siamo chiusi, dopodomani
siamo aperti dalle 14 alle 20”. Mi sembrava una risposta chiara, ma per lui evidentemente non
lo era, perché ha aggiunto: “Allora domani siete chiusi?”. Io ho risposto “è Natale anche per
noi” e lui ha ribattuto “e chi ha detto niente? Anch’io vado in vacanza”.
A parte il fatto che lui “andava” in vacanza, quindi partiva e andava a divertirsi
da qualche parte mentre io sarei
rimasta a casa (quel ragazzo non poteva sapere che io il 26 non avrei lavorato, da quello che
ci siamo detti avrei potuto avere un solo giorno libero e non i due che ho effettivamente avuto)
lui ha davvero detto qualcosa di sbagliato. Non contento della prima risposta ha insistito su
un’eventuale apertura nel giorno di Natale. Se era in negozio il 24, non poteva comprare in
quel momento quello che voleva invece di tornare il giorno dopo? Quello che per lui è un
passatempo, per noi è un impegno pesante. Anche noi abbiamo una vita fuori dal negozio.
Anche a noi piace stare con amici e parenti. Nel momento in cui avrò un figlio non so come
farò a conciliare le sue esigenze con i miei orari di lavoro.

E comprare un libro a mezzanotte non è un’esigenza per nessuno. Io capisco che chi fa un
lavoro con orari “normali” possa non riuscire a fare i suoi acquisti in settimana. molti negozi,
compreso il mio, sono aperti tutte le domeniche. Dovrebbe essere più che sufficiente. I giorni
festivi dovrebbero rimanere tali, festivi. Se prendete l’abitudine di fare acquisti nei giorni di
festa, o dopo mezzanotte, fate l’interesse non della gente comune, ma di chi ha già un
mucchio di soldi e che pretende dai suoi dipendenti una disponibilità illimitata. Se ancora non
lavorate, sappiate che più il tempo passa più i contratti sono gravosi per il lavoratore. Cinque
anni fa chi veniva assunto dove sono stata assunta io aveva l’obbligo di lavorare una
domenica al mese. Quattro anni e mezzo fa, e questo è il contratto che ho io, l’obbligo
lavorativo è diventato di due domeniche al mese. E quando faccio straordinario guadagno
meno delle mie colleghe più “anziane”. Ora non esiste più il contratto fisso, e le nuove
colleghe devono accettare qualsiasi imposizione. Solo se il datore di lavoro non troverà
economicamente conveniente (cioè se non ci saranno incassi, perché la gente non verrà a comprare) noi,
e in futuro anche quelli di voi che lavoreranno nel commercio, avranno contratti
migliori. È inutile pagare lo straordinario notturno, e le spese di illuminazione del negozio, se la
gente fa i suoi acquisti di giorno. E a me serve di più andare a casa da mio marito un’ora
prima piuttosto che guadagnare 1,50 euro.

Fatemi un favore. Se volete comprare Harry Potter, compratelo il domani, non stanotte. O
meglio ancora dopodomani. Tanto non finisce. Il mio negozio ne ha ordinata una quantità
superiore rispetto al numero di copie vendute da “L’ordine della fenice” dal giorno della sua
uscita ad oggi. E nessun libraio con almeno un paio d’anni di esperienza può aver fatto
l’errore di ordinare poche copie. Poche ore, per voi, non fanno differenza. Per i lavoratori, fra i
quali in futuro potreste esserci anche voi, la differenza può essere enorme.

[Modificato da DragoRinato 05/01/2006 16.27]


http://librolandia.wordpress.com/
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