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12/02/2008 21:01 | |
come il genere sia visto non è cosa che mi interessi.Tanto più che in media il giudizio negativo arriva da ignoranti in materia. Ormai, a circa il trecentesimo fantasy letto, prima di rispondere ad un parere o ad una critica chiedo un minimo di bibliografia. Recentemente su un altro forum, dopo aver chiesto ad un tizio che non gradisce erikson (di cui ha letto solo i giardini), quali fossero i suoi gusti mi sono imbattuto in una risposta agghiacciante : brooks, w&h e non so che altro. Chairamente, con questi presupposti, il discorso può chiudersi lì, senza ulteriori indagini.
Sembrerò spocchioso, ma leggendo fantasy da quando ho 8 anni (mettendoci in mezzo roald dahl), pretendo commenti circostanziati.
Quindi, quello che so è che prima, per leggere qualcosa di buono si doveva cercare con molto impegno e la scelta era tutto sommato limitata (leggasi tolkienismo diffuso). Attualmente, il genere è visto allo stesso modo ma la scelta è più ampia e la qualità complessivamente più elevata. Quindi a me va benissimo così.
Relativamente agli autori italiani, quelli che ho letto (cerrino, troisi, valzania, d'angelo) non mi hanno convinto pienamente. Anzi.
Poi non ho capito una cosa. Che vuol dire puntare su romanzi già esistenti? Quelli che ho citato, non lo sono. Le traduzioni italiane stanno seguendo più o meno la pubblicazione in lingua originale. Non stiamo assistendo ad una esclusiva ripubblicazione di howard, moorcock ed altri che per fortuna sta cmq avvenendo, ma alla pubblicazione di romanzi INEDITI in italia. |