In sostanza il buon Brandon non dovrebbe ancora aver terminato la lettura de "La Grande caccia", comunque ha buttato giù le sue prime impressioni, cui farà seguito un altro post prossimamente.
Focalizza la sua attenzione sulla novità del secondo libro: la molteplicità dei punti di vista. E ha ragione. Se il primo è più un romanzo fantasy canonico (se pensiamo alla struttura narrativa), da qui inizia a costruirsi quella complessità, quella varietà di emozioni, di sentimenti, di paure, che interessano non solo la storia in sè, in quanto cosituita da tanti personaggi, ma ognuno di essi nei suoi specifici conflitti interiori e verso la realtà esterna. Enunciando i vari tipi di conflitto che Rand si trova ad affrontare nel primo libro e mezzo, Brandon afferma che sicuramente una delle fortune di questa serie sia poprio stata quella di avere dei personaggi tormentati, anche quando già consapevoli del destino che li attende.
Insomma, Brandon sta entrando sempre più nel mondo di RJ, non più come osservatore, ma come vero e proprio artefice del destino dei nostri personaggi preferiti, pur nel pieno rispetto della volontà del maestro, cui non dimentica mai uno speciale plauso in ogni suo post.
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Don't fear the eyes of the dark lord
Morgoth I cried
All hope is gone but I swear revenge
Hear my oath
I will take part in your damned fate