Libro III - Capitolo 5 - Incubi ambulanti
L'Aes Sedai si stava preparando a guarire i lividi sulla guancia di Min, quando questa disse, allontanandosi, "Non sono veramente ferita, e tu sei stanca. Mi sono fatta ferite peggiori cadendo da sola".
M sorrise e abbassò la mano. Lan l'afferrò per il braccio e lei barcollò per la presa.
[...]
Rand aprì gli occhi all'improvviso e si mise seduto, boccheggiando, rabbrividendo e con lo sguardo fisso, Perrin aveva pensato, quando lo stava guarendo, che sarebbe durato per sempre, ma in pochi momenti M stava già adagiando Rand contro una quercia.
"Ho fatto... tutto quello che potevo" rispose flebilmente "Quanto mi era possibile. Devi essere cauto. Potrebbe aprirsi di nuovo se..." Mentre la voce si interrompeva, la donna cadde.
Rand la prese, ma Lan fu lì in un istante per soccorrerla. Mentre la prendeva in braccio, sul suo volto apparve un'espressione fugace, lo sguardo più vicino alla tenerezza che Perrin si era mai immaginato di vedere sul volto di Lan.
"E' esausta" puntualizzò il Custode "Si è occupata di tutti, ma nessuno può rimuoverle la fatica di dosso. La metterò a letto."
A questo punto penso che chi tace accossente, quindi al via di Aquila, riprendo senza paura a posta, con uno dei miei, inutile dirlo, pezzi preferiti!